Un concorso ad inviti tra un gruppo ristretto di progettisti è l’occasione di sperimentare nuovi linguaggi architettonici nel panorama di Riccione così frammentato e privo di una coerenza compositiva. L’involucro proposto diventa così “caos”, i piani sono traslati e ruotati tra di loro e anche lungo l’altezza. L’edificio diventa così fortemente riconoscibile all’interno della città e diventa l’interprete di questo disordine. (con S. Masotti)